Un po’ di anni fa e per un certo periodo, ho sofferto di attacchi d’ansia e panico. Era un momento in cui la vita mi stava chiedendo di cambiare cose importanti, ma in qualche modo io facevo resistenza.
Il panico allora è venuto in soccorso, scuotendo le mie abitudini e quotidianità. È stato uno shock che però mi è servito come motore di propulsione per tanti cambiamenti che si sono innescati da lì in poi.
In quel periodo, ricordo che la gestione della quotidianità era molto impegnativa: l’ansia, il panico, la paura di morire e di impazzire occupavano e abitavano tutto il mio corpo e la mia mente. Ero consapevole che ciò che stavo attraversando era parte di una profonda fase di risveglio, tuttavia ho dovuto impegnarmi con tutta me stessa per riuscire a gestire quella grande quantità di energia che si stava manifestando senza chiedermi il permesso.
Di che cosa c’è più bisogno quando si attraversano quei momenti?
Per quella che è stata la mia storia ed esperienza ho potuto sperimentare che trovare un “posto sicuro” era la mia priorità. Per non essere fraintesa spiego subito che cosa intendo con questo termine. Il “posto sicuro” non è qualcosa che si può trovare fuori di noi. Quando sei nel panico non esiste un luogo fisico che ti possa generare benessere, puoi anche trovarti nell’Hotel più bello, confortevole e lussuoso (provato e fallito l’esperienza), e tuttavia sentirti malissimo. L’unico “posto sicuro” che è invece utile e necessario per riuscire a trovare un po’ di pace e sollievo si trova dentro di noi. È quello spazio che è possibile raggiungere radicandosi al momento presente. Per esempio per me era utile sedermi eretta in una sedia o una poltrona, con i piedi ben appoggiati sul pavimento, la schiena eretta e le mani appoggiate sui braccioli; gli occhi chiusi o aperti a seconda del momento, ma l’importante era sentire il mio corpo in una posizione stabile e sostenuta. A quel punto l’esercizio era fare dei respiri profondi con il naso, portando l’attenzione dapprima alle piante dei piedi e poi lentamente sempre più su, fino a sentire la pressione delle natiche sulla sedia e la schiena ben eretta e appoggiata allo schienale. Ad ogni respiro e portando l’attenzione al corpo potevo percepire chiaramente un cambiamento del mio stato interiore, potevo percepire che l’ansia per il futuro e la paura trascinata dal passato lasciavano spazio alla calma del momento presente.
Ho fatto questo semplice esercizio migliaia di volte, e SEMPRE mi ha aiutata a ristabilire un contatto con la realtà e mi ha donato maggiore calma e stabilità emotiva.
Ho sperimentato in profondità che spostandomi dalla mente al corpo, dalla chiusura all’apertura del respiro in modo lento e profondo, potevo migliorare notevolmente la mia capacità di gestire tutto ciò che quel periodo di trasformazione della mia vita mi chiedeva di sostenere. È stato un salvagente a cui sono rimasta fedele per tutto il tempo necessario per attraversare le acque tumultuose del cambiamento che si stava manifestando.
Che cosa ho imparato?
Ho inteso che i cambiamenti non possono essere evitati, per quanto alle volte, vorremmo che le cose rimanessero così come sono.
In quel momento la vita mi ha offerto la grande, grandissima occasione di testare alcuni miei limiti, di incontrarli, di sentirli, di viverli e sperimentarli. Poi con un po’ di tempo, impegno e pazienza, quei limiti sono stati trasformati e hanno rivelato notevoli risorse che non credevo di possedere.
Ho saputo cogliere il significato di ogni prova che attraversavo, per quanto dura potesse essere. In quel momento della mia vita in cui mi sentivo fragile come una foglia secca al vento, ho imparato a sperimentare cosa significa stare davvero con quello che c’è, non avevo altra scelta.
Ne sono uscita trasformata, profondamente.
Ho imparato a dire di sì alle sensazioni che stavo vivendo invece che rifiutarle, ho appreso come gestire le emozioni che in un primo momento mi invadevano come un fiume in piena, riconoscendo il bisogno di ascoltare me stessa nel profondo; ho preso contatto con una forza interiore che non credevo di avere e che abitava nella stessa casa della paura. Ho compreso che le situazioni scioccanti possono disintegrare, ma possono anche rappresentare delle preziose opportunità di crescita e rinnovamento. Se non avessi attraversato quella fase oggi non sarei ciò che sono.
Non mi sono mai sentita più viva.
Quella tempesta così cruenta che ha raso al suolo temporaneamente la mia vita mi ha restituito negli anni forza, determinazione, voglia di vivere, ridere, gioire e nuovo desiderio di aiutare gli altri ad attraversare le acque impetuose che anche io ho attraversato.
Mi auguro che quanto ho condiviso in questo breve racconto riguardante una piccola parte della mia storia possa essere di beneficio e ispirazione a quanti in questo momento stanno attraversando lo stesso mare agitato.
Non temere.
Anche questo passerà.