Come essere se stessi?

Ho scritto più volte nel mio canale Telegram https://t.me/valeriamilanRC che questo è il tempo della rivelazione e della verità, anche quella nuda e cruda, quella che talvolta ci fa male e che proprio per questo non vogliamo vedere e affrontare, ma che invece in questi anni di grandi cambiamenti, anni in cui tanto di vecchio sta per essere spazzato via, rimpiazzato da qualcosa di totalmente nuovo, ci chiama a gran voce a guardare e integrare dentro di noi le nostre zone d’ombra.

Questa spinta evolutiva che stiamo attraversando, rappresenta l’emersione di un intrinseco bisogno di vivere secondo il proprio essere unici e, di conseguenza, di manifestare tutti i talenti che possediamo.

Quello che mi preme considerare è che quando noi diciamo VOGLIO ESSERE ME STESSO o ME STESSA, ci riferiamo principalmente a quello che la nostra mente ha immaginato e costruito in seguito alle esperienze cui abbiamo messo un segno + oppure -, a quel me, a quel piccolo io che è l’origine della finzione che chiamiamo io o personalità; quella che potrebbe suggerirci che per essere realizzati dobbiamo conoscere a memoria la Bhagavadgītā oppure che dobbiamo lasciare tutto per trasferirci a vivere a Bora Bora, che dobbiamo per forza vincere quel torneo o avere quella macchina o chissa cos’altro… 

Premetto che non sono per nulla contraria alla realizzazione materiale, tutt’altro, ma che quest’ultima per renderci sazi e contenti della vita che facciamo deve corrispondere alle nostre reali aspirazioni – quelle dell’Anima – e non a quelle che la mente immagina e ora vedremo brevemente il perché.

Il me stesso che ci suggerisce la mente non ha corrispondenze in ciò che è perché è una nostra proiezione, è un film che lei proietta a ciclo continuo, e non può essere trovato se non attraverso una strada sottrattiva di quelle che sono le finzioni che abbiamo costruito e che fanno di noi quello che ci siamo convinti di essere o di dover essere, diventare o meritare, che va necessariamente lasciato per dare spazio a un piano di esistenza più vero, unico e irripetibile.

Nessuno di noi è se stesso, non fino a che siamo e saremo identificati in pezzi che crediamo siano un intero. 

Ciò che è lo è già, ma noi non lo vediamo né lo viviamo perché è coperto dalla menzogna di quello che noi siamo convinti che sia e che diventa la nostra esperienza di vita quotidiana. Un grande grande gioco… anche di parole!

Ma come Valeria ma se quello che io credo di essere non è ciò che sono e però non è corretto dover diventare qualcos’altro, esiste un paradosso no?

La verità è che l’unico lavoro su se stessi è un lavoro che serve a togliere ciò che non è per svelare ciò che è.

La via è togliere quindi: non sono il mio lavoro, non sono il mio corpo, il mio ruolo sociale, i miei errori, i successi, non sono i possedimenti che ho o che non ho… e così via.

Quindi chi sono???

A ognuno la sfida di sondare i propri abissi e dialogare con le proprie ombre, passi fondamentali per ricomporre l’intero.

Ognuno di noi sta difronte a quella che Dante descrive sapientemente come la “selva oscura” nella Divina Commedia, per arrivare al Paradiso Dante deve compiere un viaggio attraverso il mondo Infero, il Purgatorio, per giungere infine all’agognato Paradiso.

Nessuna autostrada, piuttosto un percorso stretto, senza indicazioni e e pieno di buche, ecco a cosa serve essere guidati da chi magari si trova a qualche passo avanti, qualche buca si può evitare e qualche inciampo, anche. Dante nel suo racconto si fa guidare da Virgilio e da Beatrice per giungere al suo traguardo e attraversare le prove evolutive che lo riguardano. Virgilio e Beatrice non fanno il lavoro al suo posto, nessuno dei personaggi che incontra durante il suo viaggio, questo no, però gli viene mostrata la strada e accede a verità che gli permettono di osservare con occhi più aperti imparando a Vedere e interpretare in modo diverso quello che ha davanti un passo dopo l’altro nel suo cammino iniziatico. Il suo viaggio è la prova ma è anche la “soluzione” ai suoi tormenti.

Ma veniamo ai giorni nostri, nel contesto della situazione attuale cosa significa?

Imparare e conoscere le meccaniche della creazione e dell’equilibrio: la legge di risonanza, di compensazione, il karma, lo specchio, ma soprattutto riconnetterci con l’Anima, quella che di fatto è diventata la grande sconosciuta, dimenticata e messa in un angolo e destituita dal suo trono da una mente che ci comanda a suo piacimento e da un corpo emotivo che funziona come un insieme di cavalli imbizzarriti e privi di controllo alcuno.

Si tratta di sviluppare nuovamente il contatto e la fiducia nell’intelligenza della Vita, agire da uno spazio di gratitudine e senza giudicare, non con la speranza, ma con la certezza interiore che la Vita tutta ci sostiene durante la nostra permanenza qui sulla terra.

Gli ostacoli a questo cammino sono rappresentati da tanti aspetti, ora ne vediamo alcuni che mi preme maggiormente far notare e sono:

Assenza di disciplina: dal verbo latino discere, ‘imparare’, in antico significava educazione, insegnamento, è cioè una progressiva ri-educazione necessaria per compensare la dis-educazione ed edu-castrazione cui ognuno di noi è stato sottoposto da questo modello decadente di società.

Difficoltà o incapacità di chiedere aiuto: nel senso di ricevere il supporto di qualcuno che i passi che dobbiamo compiere noi li abbia già affrontati e possa guidarci e insegnarci a reggere (che non significa vivere al nostro posto) quelle aree di dolore e sofferenza che dobbiamo necessariamente attraversare quando stiamo davanti a verità che invece ci fanno tirare indietro o stare congelati, ma che rappresentano invece i passi necessari da compiere per uscire dalle costruzioni e falsità su noi stessi;

La pretesa: che è rivendicare o esigere che le cose siano come la nostra mente ci suggerisce che dovrebbero essere, e non come sono nella realtà; per esempio voler cambiare le persone che ci sono accanto o le situazioni che stiamo vivendo perché a noi non piacciono, oppure la pretesa di non voler sentire quello che sentiamo o non voler pensare quello che invece la nostra mente ci propone come pensiero abituale. Il punto è che la pretesa invece che favorire i processi evolutivi li rallenta.

Una scarsa volontà: qui non sto parlando del volere della mente, quello non è il vero volere, il Volere è la capacità di scegliere, di decidere e di realizzare che è Vera Volontà quando proviene dall’Anima che SA perfettamente cosa è bene oppure non per noi e che potrebbe essere una direzione diversa da quanto propone la personalità. Ecco che il contatto verticale – quello su un livello Spirituale – è fondamentale per recuperare questa facoltà di scelta da un piano diverso da quello cui solitamente facciamo affidamento, perché ci mette in uno stato di coerenza che attrae condizioni favorevoli ai nostri propositi autentici.

Giudicare di continuo: inteso come quella incessante voce che critica costantemente tutto o tutti, noi stessi o gli altri, etichettando tutto come giusto o sbagliato, buono o cattivo. Il giudizio mantiene in una visione dualistica e si oppone alla sana Osservazione incondizionata di ciò che è.

L’assenza di gratitudine: quindi il permanere dentro uno spazio di ingratitudine, di dis-grazia. La parola gratitudine infatti deriva dal latino: gratia – amicizia, favore, piacevolezza, leggiadria, gratuità, e non ultimo gratitudine; infatti a sua volta deriva da gratus grato. Coltivare la gratitudine significa proprio predisporsi a ricevere la Grazia.

Esistono ancora tante sfumature e aspetti da osservare, che dipendono per ognuno dalle proprie storie personali, dalle esperienze vissute in questa o in altre vite e che hanno lasciato segni dentro. Possiamo anche passare la vita a commiserarci di quanto abbiamo sofferto, di quanto ci hanno fatto o non fatto, ma come scritto sopra sono STORIE, non siamo noi, noi non siamo la nostra STORIA, noi siamo coloro che la storia la scrivono, a seconda dei personaggi che mettiamo dentro e che facciamo recitare nel palcoscenico della nostra Vita.

Cosa scegliamo momento per momento?

Il COME ESSERE TE STESSO è un divenire progressivo al dire di Sì a noi, accogliendo le infinite sfumature che la Vita – Coscienza ha emanato di cui tutti siamo parte integrante e di cui siamo co-creatori.

Gratitudine, volontà, accoglienza, intenzione, discernimento, apertura e disciplina, sono qualità da coltivare giorno per giorno, e laddove ci accorgiamo di avere qualche “buco” c’è sempre la possibilità di chiedere.

Il più grande dei Maestri disse: “Perciò vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede ottiene e chi cerca trova e a chi bussa viene aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà un serpente invece che un pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, cattivi come siete, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!” LC 11- 9 -13

Per informazioni, consulenze, percorsi puoi scrivere a info@valeria-milan-it – contattarmi telefonicamente o visitare il sito dove puoi trovare informazioni più dettagliate sulle mie attività.

Mi chiamo Valeria e mi occupo di relazione d’aiuto per mezzo di quella che io amo chiamare Scienza dello Spirito.

Ti prendo per mano e ti aiuto ad attraversare i tuoi “imbuti esistenziali”, quei momenti in cui ti sembra di non avere più risorse o risposte, con modalità integrate che ti permettono di attraversarli e guadagnare una visione ed esperienza di vita più in sintonia con l’anima.

Operatrice in Discipline per il Risveglio Interiore – Counselor olistico Integrale con orientamento alchemico – esoterico – Insegnante Mindfulness Educators International & meditazione – Rebirther- Operatrice Biorisonanza quantistica e Matrix Drops Computer

(professionista disciplinata ai sensi della legge 4/2013)